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Resi online: come le politiche di reso stanno cambiando

Data di inserimento: 17/04/2024

I resi rappresentano un aspetto fondamentale dell’esperienza d’acquisto online, progettati per migliorare la soddisfazione del cliente. Tuttavia, negli ultimi anni, l’aumento significativo dei resi ha fatto emergere nuove sfide per i rivenditori online.

Questa tendenza, in costante crescita, ha particolarmente interessato settori chiave come il fashion e l’elettronica di consumo. Per gli e-commerce, i resi comportano non solo un’opportunità per migliorare la fidelizzazione del cliente, ma anche costi aggiuntivi e complessità logistica. Per questo motivo, le strategie dei rivenditori online stanno subendo una trasformazione. Continua a leggere e scopri di più in merito.

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Che fine fanno i prodotti resi? Il settore del fashion

Al giorno d’oggi, l’acquisto di capi d’abbigliamento online è diventato estremamente comune. Tuttavia, quando ci accorgiamo di aver sbagliato taglia o quando l’articolo non corrisponde alle nostre aspettative, attivare la politica di reso è diventata un’azione normale e automatica.

Purtroppo, questa facilità nella restituzione degli acquisti ha contribuito ad aumentare a dismisura il volume dei prodotti resi tant’è che una parte consistente degli invenduti, specialmente quelli legati alla moda low cost, finisce direttamente in discarica o negli inceneritori. Si tratta sia di capi usati sia di prodotti mai indossati, che vengono restituiti al mittente.

In generale, i prodotti acquistati online hanno il 14% di possibilità in più di finire in discarica rispetto a quelli acquistati in negozio, dove è possibile provare i capi e valutare se sono adatti alle nostre esigenze oppure no. Per le aziende, rimettere sul mercato un prodotto al di sotto di una determinata soglia di prezzo, spesso non è economicamente vantaggioso, considerando l’impegno necessario per il trattamento e il re-imballaggio.

Per questi motivi il settore del fashion negli ultimi tempi sta riconsiderando le politiche di reso con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e i costi.

Quanto costano i resi agli e-commerce?

Secondo i dati della National Retail Federation, solo negli Stati Uniti nel 2022, i consumatori hanno restituito circa il 17% della merce, per un valore totale di 816 miliardi di dollari.

Dietro questo enorme flusso di restituzioni si nasconde un costo significativo per gli e-commerce: ogni reso, infatti, può costare fino a 30 euro alle piattaforme online e questa spesa non si limita al solo trasporto logistico. Occorre considerare una serie di fattori aggiuntivi, tra cui packaging, procedure di lavaggio, sanificazione, stiratura, riconfezionamento ed eventuali riparazioni prima della rivendita.

Inoltre, gli e-commerce devono fare i conti con la preferenza della maggior parte dei consumatori verso la richiesta di rimborso piuttosto che una sostituzione di prodotto, che genera, di conseguenza una perdita considerevole in termini di entrate.

Le motivazioni del reso

I motivi alla base dei resi online variano e possono includere diversi fattori. Tra le ragioni più comuni troviamo:

  • Il danneggiamento del pacco durante il processo di spedizione
  • La ricezione di un prodotto diverso da quello ordinato
  • La discrepanza tra le aspettative del cliente e la realtà del prodotto, spesso dovuta a una percezione differente dell’articolo
  • L’errore nella scelta della taglia.

Le restituzioni sono spesso il risultato dell’impulsività tipica degli acquisti online, sostenuta ulteriormente dalle politiche di reso gratuite, che incentivano la restituzione, e dalla comodità offerta agli acquirenti nel trovare facilmente l’etichetta di reso.

Il futuro dei resi

Anche per le società più grandi il crescente volume di prodotti restituiti sta diventando sempre più insostenibile. Per questo motivo, nonostante la richiesta dei consumatori di avere il reso gratuito, sempre più sono i brand e gli e-commerce che chiedono ai clienti di contribuire alle spese di spedizione pagando tra i 2,99 euro e i 5 euro per la restituzione degli articoli. Brand come Amazon, Zara e H&M stanno già aderendo all’iniziativa in diverse parti del mondo, tra cui l’Italia.

Certe realtà offrono la possibilità di effettuare il reso direttamente al punto vendita, azzerando i costi di spedizione. Un esempio è Zara Italia, che mantiene il reso gratuito per i capi portati direttamente in negozio, mentre il ritiro a domicilio richiede un contributo di circa 5 euro; con H&M, invece, il reso rimane gratuito per i membri del programma fedeltà, mentre per gli altri clienti è previsto un addebito di 2,99 euro.

Per quanto riguarda Amazon Italia, al momento, non ha apportato modifiche alla policy di reso ne ha annunciato eventuali cambiamenti futuri. In generale, gli articoli acquistati su Amazon possono essere restituiti entro 30 giorni, salvo determinate categorie come alcolici e prodotti audiovisivi come cd e dvd.

In questo contesto, è importante che i consumatori adottino un approccio consapevole e utilizzino le possibilità di reso in modo responsabile, evitando acquisti impulsivi che portano a spese aggiuntive e contribuiscono all’inquinamento con spedizioni non necessarie.  

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